giovedì 8 maggio 2014

Sette

Il cellulare squilla già da qualche secondo. È la terza volta in un paio di minuti, da un numero non in rubrica.
– Si?
– È la signora Nicodemi?
– Si, lei chi è invece?
– Sono l'architetto Ascanio Rami, del piano di sopra.
– Ah, ok. Sinceramente temo di non conoscerla di persona.
– Lo so. Ma devo chiederle se prima di sera riesce a passare qui, al mio studio.
– E per quale motivo, mi scusi?
– Beh, si tratta di una questione... delicata.
– Mi perdoni ma se è per qualche problema condominiale deve parlare con mio marito.
– Vede: dal vostro appartamento, in pieno giorno, provengono degli schiamazzi... imbarazzanti.
L'attenzione di Lara a quel punto si focalizza. Dopo un attimo di esitazione, si ricrede.
– Io torno a casa verso le 15. Posso passare solo a quell'ora. Più tardi vado a prendere mia figlia.
– Va bene. Salga alle 15.

Come un fulmine Lara passa davanti ai "suoi" ragazzi facendo solo un cenno di saluto, visibilmente scossa. Quelli si guardano fra loro straniti.
Ma non ha tempo.
Deve capire come sistemare questa cosa con il tizio del telefono senza che la cosa arrivi in alcun modo a suo marito.
Si invola nell'ascensore e, arrivata al piano giusto, suona al campanello.
Da dentro, senza rispondere, le viene aperta la porta. Lara apre la porta, chiedendo permesso.
– Prego, di qua – fa la voce dell'uomo del telefono, da qualche parte nell'appartamento.
Così percorre il corridoio. Tutti i muri sono bianchi, senza alcun decoro.
Dopo alcuni metri, l'unica porta aperta. Lara fa capolino nella stanza. La luce del giorno è ridotta dalla serranda abbassata per metà.
– Prego, signora Nicodemi – fa quello, seduto su una poltrona di pelle bianca – entri pure.
– Grazie.
Segue il silenzio.
Un silenzio di neanche un minuto, ma che a Lara sembra infinito. È spiazzata.
– Lara.
– Lei conosce il mio nome... E pensandoci bene anche il mio cellulare. Come ha fatto?
– O preferisci che ti chiami Betty?
Il sangue di Lara si ferma, quasi.
– Quello che faccio dentro casa sono fatti miei.
– Pensi che io voglia ricattarti con tuo marito?
– Me lo dica, se è così.
– Sinceramente di tuo marito non mi interessa niente.
– E allora di cosa voleva parlarmi, visto che mi ha chiesto di passare da lei?
Il tizio si alza dalla poltrona, con le mani in tasca. E la guarda.
È sulla cinquantina, ed è imponente come figura.
– Stai lì a farti sbattere da questi ragazzetti, senza senso.
– Il senso ce lo trovo io.
– Hai trentacinque anni, e vuoi evadere dalla routine con quegli sgallettati?
A quel punto il tizio toglie le mani dalle tasche e si sbottona i pantaloni. In un attimo il suo ventre è al cospetto di Lara.
– Oh mio dio! – le scappa, alla vista di un arnese tanto notevole.
– Se proprio devi concederti qualche peccato, fallo per bene.
Detto questo, il tizio le si avvicina.
Presa in contropiede, Lara non riesce a muoversi.
Lui le mette la mano destra sulla nuca e la spinge giù.
– I giochini sono finiti, Betty. È ora di fare sul serio. Inginocchiati e succhia.
Lara è irretita. La pressione della mano è inarrestabile, malgrado i suoi sforzi. Si ritrova in breve con il viso davanti a quel coso enorme.
– Io...
– Non c'è da mugugnare. Apri la bocca.
Lara non sa perché, ma obbedisce.
– Che sei troia lo so. Ora vediamo se sei anche brava.
Lei chiude gli occhi e si lascia soggiogare, per lunghi minuti. Finché un fiotto di seme non le inonda le labbra ed il collo.








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