Il suv si ferma dopo circa mezz'ora di viaggio.È una zona deserta, non ci sono case. Solo alcuni capannoni di ex fabbriche.
Entrano in una recinzione e parcheggiano. Non ci sono altre macchine nel piazzale.
Lui scende e lei lo segue. La prende per mano.
Si avviano verso l'edificio. Varcano il grande portone a scorrimento laterale.
Dentro un enorme spazio e una serie di macchinari, piccoli e grandi.
– Questa è la tizia di cui ci hai tanto parlato, architetto?
È una voce che proviene dal buio, dietro una pressa.
Avanzano in due, però. Sono degli energumeni, uno bianco e uno di colore.
– Si, è lei.
Lara ha capito. L'ha portata lì per loro.
– L'architetto dice che non ha mai visto una troia come te.
– Eh si, mi piacciono i cazzi grossi, dei bei cazzi grossi...
– Allora sei capitata nel posto giusto.
Ridono, loro ma anche Lara.
Poi lei si avvicina a loro, lentamente, ancheggiando.
Si inserisce tra i due e li guarda, negli occhi. Le sue mani vanno dritte verso i loro ventri, andando a curiosare tra le cosce, scivolando sul tessuto di quei pantaloni mimetici.
Membri che si inturgidiscono.
Lara ordinatamente e senza dire nulla apre le zip. Estrae due arnesi enormi.
– Oh, siiii... che meraviglia...
Li afferra, comincia a massaggiarli con passione, rendendoli subito rigidi.
– Lo sapete che mi piace fare le pompe e i bocchini, vero?
– Ahahahah! Ma quanto sei zoccola?!
Lara non parla più.
Si inginocchia e rapidamente prende a succhiare i membri alternativamente, mentre il ritmo del massaggio aumenta.
Sembra indemoniata. Invece è lucida, calcolatrice, determinatissima.
E guarda il suo amante.
Passano molti minuti. Una sequela di atti sessuali praticamente ininterrotta.
Ma Lara è sempre lì, esegue un compito.
Le sue urla, i suoi strepiti, i suoi guaiti sono artefatti.
I due aitanti ragazzi si danno da fare e pare quasi la stiano dilaniando per la forza degli assalti.
Niente.
Sono rapiti dall'azione di lei, che li fa venire diverse volte, senza mai raggiungere essa stessa l'orgasmo.
Ora Lara è di nuovo in auto con l'architetto.
Per qualche minuto c'è silenzio tra i due.
– Sai una cosa? – esordisce lei.
– Dimmi.
– Penso che tu non mi abbia capita.
– Ah no?
– No. Tu hai pensato che questa mia... troiaggine... fosse un gioco aperto a tutti.
– E mi sbagliavo?
– Già. Sbagliavi. È vero... ho scoperto di essere così... che ho tanta voglia di sesso. Ma non è voglia di chiunque. Si, mi piace il cazzo grosso... ma è il tuo. Mi piace fare bocchini... ma a te.
– Vorresti dirmi che ti sei innamorata?
– Chiama questa cosa come ti pare. Non cerco uno con cui metter su famiglia però, se è questo che intendi.
– E tu che intendi?
– Io voglio solo essere scopata, forte, più forte che si può. Da te. Può darsi che io sia una puttana, ma voglio essere la tua puttana. E non voglio essere pagata altro che con le tue erezioni e con la tua sborra. Si dice così, no?
– Già, si dice così.
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